giuseppe antociIl Mipaaf estenderà il “Protocollo Antoci” e rafforzare i sistemi di controlli per contrastare le infiltrazioni mafiose in agricoltura sui fondi europei.
“Stiamo lavorando – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – per estendere sui territori il protocollo antimafia del Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, vittima di un agguato mafioso nei giorni scorsi. Siamo impegnati su due fronti: impedire l’accesso dei mafiosi ai fondi europei destinati all’agricoltura e accrescere i controlli sull’assegnazione di beni demaniali e sul possesso dei terreni”.

“Sulle risorse europee puntiamo a segnalare alle prefetture tutti i beneficiari sopra una certa soglia minima, affinché sia fatto un controllo antimafia che non gravi sulle aziende in regola con carichi burocratici. Un percorso possibile – ha concluso il Ministro- che possa anche vedere la collaborazione di Anac, Ministero dell’Interno ed enti locali. Allo stesso tempo Agecontrol sta già pianificando un aumento delle verifiche di competenza a partire da alcune regioni più a rischio”.

Il “Protocollo Antoci- E’ stato così definito  il protocollo di legalità inventato e sperimentato dal Parco dei Nebrodi. «Il nostro protocollo di legalità ha permesso di fare chiarezza sugli appalti — ha detto il presidente del Parco dei Nebrodi il 23 maggio durante la manifestazione palermitana per ricordare la strage di Capaci — introducendo regole più stringenti rispetto alla sola autocertificazione che serviva per avere un terreno da adibire a pascolo così abbiamo scoperto che molti terreni erano in realtà in mano alle famiglie mafiose. Noi abbiamo fatto solo il nostro dovere». “Abbiamo toccato interessi enormi- ha dichiarato Giuseppe Antoci all’ANSA. “Cosa Nostra si finanziava con i fondi europei, dopo che l’abbiamo messa in difficoltà ha reagito. Siamo certi che questo attentato viene dalle persone alle quali abbiamo fatto perdere un affare milionario”.

Giuseppe Antoci, 48 anni, alla guida dal 2013 del Parco dei Nebordi ha più volte subito minacce prima di scampare la notte scorsa ai colpi d’arma da fuoco di alcuni banditi che gli hanno teso un agguato mentre, a bordo della sua blindata, stava tornando a casa percorrendo la strada che unisce Cesarò a San Fratello. Nel 2014 il primo avvertimento: “Finirai scannato tu e Crocetta”. Una lettera spedita da Catania il 7 dicembre e fattagli recapitare negli uffici del Parco, a Sant’Agata di Militello. Un anno dopo il centro di smistamento delle Poste di Palermo intercettò una busta con due proiettili diretti ad Antoci e al dirigente del commissariato di Sant’Agata di Militello, Daniele Manganaro. Ed è stato proprio Manganaro, che seguiva la blindata presa di mira dai banditi, a sparare e mettere in fuga gli assalitori.

Sulla vicenda, la Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosi Bindi, ha annunciato l’avvio di una indagine.

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