Ha fiutato 800 grammi di cocaina nascosti in una cassapanca tra la biancheria profumata alla lavanda. La camorra del clan Cesarano del Mercato
dei fiori di Pompei sperava di confondere Pirat, tre anni, pastore tedesco di Germania selezionato dal Nucleo carabinieri cinofili di Firenze e di
stanza a Sarno, in servizio su tutto il territorio campano.

Il suo conduttore, un carabiniere scelto, chiamato per aiutare i colleghi di Torre Annunziata, ricorda benissimo la data di nascita del suo cane, 10 ottobre 2012, ne parla con tenerezza e lo descrive come “un incredibile coccolone”.

Sfatiamo un luogo comune che torna in tutte le domande, quando si tratta di cani antidroga: nessuno gli inietta eroina né gli fa fiutare cocaina. I suoi
istruttori usano un manicotto di spugna, che resterà il gioco preferito del cane, intriso di una sostanza chimica che olfattivamente ricorda quella
dello stupefacente. Il cane collegherà sempre quell’odore al premio, che nel suo caso è il gioco. Quando arriva in prossimità della droga, gratta con la zampa per avere il premio, che è il suo manicotto che con la droga non ha nulla a che vedere. Un cane dopato infatti non potrebbe recuperare niente, e anche l’eccitazione che si nota nei cani che fanno questo lavoro è dovuto all’associazione al gioco che scatta in quei momenti, e a nient’altro.

Metodo gentile e non coercitivo, poi, nell’istruzione di Pirat e di tutti i suoi colleghi. Niente collari elettrici, fruste e strattoni, che con la fase
ludica che si vuole stimolare nel cane non avrebbero comunque niente da spartire. In Italia si usano preferibilmente pastori tedeschi o labrador in
polizia, mentre negli Usa, in Israele e ora spesso anche in Europa viene scelto il pastore belga malinois. 

La tragica fine di Diesel, pastore tedesco femmina, morto nell’espletamento delle proprie funzioni mentre cercava esplosivo nel covo dei terroristi
dell’Isis dopo l’attentato di Parigi, è un riferimento doveroso, ormai, parlando di cani poliziotto.

Il carabiniere scelto che sta dall’altra parte del guinzaglio di Pirat fa un solo commento perché non potrebbe di più: “Per fortuna lui e io ci occupiamo di droga e non corriamo quei rischi”. 

E qui discorso diventa triste, cala un velo di malinconia sulla sorte di Diesel, ma anche su quella di tutti i cani “da lavoro”, cani che cercano bombe e cani che fanno la guardia, troppo spesso legati a un palo, ma, cosa peggiore, costretti a fare a meno del loro riferimento umano, che destinandoli a una vita solitaria, è come se li abbandonassero a tutti gli effetti. Ma, se ci si pensa, in fondo non è tanto migliore il destino dei
cani compagnia tenuti perennemente

in braccio o in borsa e in fondo  ignorati, pur se sommersi da un apparente, fluviale, affetto: quella non è
compagnia, è un compito che va ben oltre quello per il quale la loro razza è stata selezionata.
 

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