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07.11.2017di

Eleonora Lorusso

Dal caso delle contesse di Milano, che avevano riempito interi stabili di cani, a quello di una coppia che ha deciso di lasciare in eredità la propria casa ai suoi 41 amici a quattro zampe: cos’è l’Animal Hoarding, la patologia che porta a circondarsi di animali? Perché si scelgono cani, gatti o pesciolini per avere compagnia? Si tratta solo di amore o di un modo per compensare bisogni propri e solitudine?

C’è chi vive circondato dai cani, arrivando ad accudirne oltre 40, come una coppia inglese che ha deciso di lasciare in eredità ai propri animali la casa in cui vive. C’è poi chi ama i gatti e arriva a vivere con oltre 70 felini, come accaduto a una donna americana. A Milano, invece, ha fatto scalpore la storia di due contesse che hanno dato asilo a decine di cani, stipati in ben tre edifici della città, con lo scopo di creare una fondazione che si prendesse cura dei quadrupedi abbandonati. Ma se nel loro caso il risultato è stato disastroso, non mancano coloro che si dedicano all’adozione o semplicemente non riescono a fare a meno di vivere con più di un animale domestico. Sono definiti Animal Hoarder (dall’inglese “to hoard“, che significa “accumulare”), sono “accumulatori seriali di animali” e, al pari di coloro che si circondano di oggetti di varia natura, hanno bisogno di essere contornati di animali ai quali dedicare le proprie cure e che li facciano sentire meno soli. Il fenomeno dell’Animal Hoarding non ha confini: esistono casi in tutto il mondo e, secondo gli esperti, potrebbe anche aumentare. Ecco perché.

Il caso delle contesse milanesi

Clementina e Clotilde Baratieri erano due contesse di Milano, facoltose e amanti dei cani. Avevano deciso di dare ospitalità a decine di questi animali, diventando uno dei più noti casi di Animal Hoarding: erano, infatti, accumulatrici seriali di cani di ogni razza. Alla loro scomparsa, 17 anni fa, si scoprì che se ne erano circondate al punto tale da averne stipati un numero indefinito in un intero palazzo di loro proprietà nella centralissima piazza Castello. Non paghe, avevano destinato ai quadrupedi anche un residence, un edificio semi-abbandonato e un terreno fuori città. Le loro intenzioni era senz’altro nobili quanto il loro rango, ma il risultato finale fu drammatico: avrebbero voluto, infatti, creare una fondazione per accogliere e prendersi cura dei cani abbandonati, ma finirono col farli vivere in condizioni igieniche disastrose, tanto che alcuni di loro, alla morte delle contesse, dovettero essere abbattuti.

Cani e gatti: quando si arriva ad averne molti

Quello delle sorelle Baratieri non è certo l’unico caso di tendenza a contornarsi di un numero eccessivo di animali domestici. Nel 2014 fece scalpore la notizia di una donna che viveva con ben 72 gatti nella sua casa a Fort Meyers Shores, in Florida: alcuni erano liberi, altri rinchiusi in gabbiette, ma tutti vivevano in condizioni igieniche pessime, tra urina e feci, tanto che gli agenti della polizia locale allertati dai vicini avevano dovuto indossare apposite mascherine per intervenire nell’appartamento e portare via i felini, affidandoli poi a diversi gattili. Eppure la donna era stata definita “amorevole e premurosa” dagli abitanti della zona, dedita a dare ospitalità ai gatti trovati in strada, offrendo loro un riparo caldo e sicuro.

Anche in Italia esistono accumulatori seriali di animali, come una coppia in provincia di Milano, che ha deciso di adottare i levrieri che in Irlanda vengono usati per le corse dei cani e che, quando non sono più in grado di competere, sono destinati alla soppressione. Si tratta di Monica, ballerina del Teatro alla Scala di Milano, e Dario, che lo scorso anno sono balzati agli onori delle cronache per essere arrivati a vivere con ben 14 levrieri e un gatto. Ben diverse le condizioni nelle quali si trovano gli animali, che con la coppia hanno avuto la possibilità di una seconda vita: grazie all’impegno di Dario, ex agente immobiliare, diventato poi presidente della divisione italiana dell’associazione European Greyhound Network, i cani vivono in uno spazio adeguato, e sono accuditi e amati dai loro padroni.

L’Animal Hoarding

Quello dell’Animal Hoaring  è un fenomeno non così raro. Al contrario, pare che sia una tendenza destinata a crescere, a causa di molteplici fattori. Da un lato ci sono sicuramente l’amore per cani, gatti o pesci che, stando ai dati, è in aumento; dall’altro, però, ci sono casi nei quali si arriva a circondarsi di un numero tale di animali domestici da sfociare in una vera e propria patologia, riconosciuta in diversi paesi. La tendenza ad accumulare oggetti è, infatti, una forma di disordine mentale che interessa circa l’1,5% della popolazione mondiale ed è considerata un sottotipo della sindrome ossessivo-compulsiva. Uno studio recente, condotto da Elisa Arrienti Ferreira, ricercatrice presso la Pontifical Catholic University di Rio Grande do Sul a Porto Alegre (Brasile) si è concentrata invece sulle motivazioni che spingono a circondarsi di animali domestici, spesso poi non prendendosene cura in modo appropriato. Analizzando un campione di 33 adulti, che possedevano circa 41 animali ciascuno tra cani, gatti, ma anche anatre, ha fotografato l’identikit dell’Animal Hoarder: nell’88% dei casi si tratta di single, non sposati o che lo erano stati da molto giovani. Tra gli accumulatori di animali, poi, la maggior parte sono donne (73%). “Si considerano dei missionari – ha spiegato la ricercatrice – desiderano salvare la vita degli animali e pensano di poter essere gli unici in grado di farlo. In questo c’è una netta differenza rispetto agli accumulatori seriali di oggetti, che invece se ne circondano pensando che un giorno potrebbero averne bisogno”. Lo studio brasiliano, pubblicato sulla rivista Psychiatry Research, mostra anche come gli accumulatori seriali di cani e gatti tendano a iniziare a prendersi cura di un numero sempre maggiore di animali dopo un evento doloroso o grave nella loro vita, come la perdita di un figlio o del lavoro.

Animal Hoarding: le motivazioni sociali e psicologiche

“Anche nella mia esperienza ho constatato che la tendenza ad accumulare animali è legata spesso a problemi di natura emotiva. Certo la grande differenza tra chi si circonda di oggetti e chi di cani o gatti è che in quest’ultimo caso si tratta di esseri viventi, che necessitano delle giuste cure e attenzioni” spiega a Donna Moderna il Dottor Angelo Perini, veterinario comportamentalista della Sisca, la Società Italiana Scienze del Comportamento Animale. “Ciò che accomuna queste persone però è la spinta a voler salvare tutti gli animali. In qualche modo c’è il tentativo di pacificare una propria ansia nei confronti del mondo. Sicuramente c’è anche la soddisfazione di avere la compagnia di un animale, ma questa tende a non essere mai completa: quando si prende un cane o gatto, si tende poi a volerne altri, sempre spinti dal desiderio di salvarli“.

Un consumismo crescente, ritmi frenetici, ma anche un certo isolamento sociale per chi vive nelle grandi città, dove le opportunità lavorative e culturali sono maggiori, ma le relazioni umane tendono a essere meno forti, possono contribuire a far desiderare un animale da compagnia , di cui prendersi cura. “In effetti è un campo ancora da indagare in modo approfondito, non esistono dati certi” spiega a Donna Moderna il Dottor Enrico Rolla, psicologo e psicoterapeuta dell’Istituto Watson di Torino. “Va detto che gli accumulatori sono persone che non percepiscono il loro comportamento come problematico. Chi si circonda di molti cani e gatti potrebbe farlo per soddisfare due bisogni: quello di isolamento, dunque la voglia di isolarsi dal mondo esterno, pur circondandosi di qualcosa che gli riempie la vita, come nel caso di chi accumula oggetti; ma potrebbe anche essere spinto dal bisogno di accudimento, di prendersi cura di qualcuno, anche se poi finisce col non farlo più o in modo appropriato” spiega l’esperto.

Anche l’eredità ai propri animali

In alcuni casi la voglia di accudire e continuare a prendersi cura dei propri animali è tale da riservare loro un trattamento speciale anche dopo la (propria) morte, come nel caso di Lynn Everett, che insieme al marito Tony, ha deciso di lasciare in eredità la propria casa ai suoi 41 cani. La coppia, che alla figlia ha invece destinato un lascito in denaro, vive in Inghilterra, nel South Yorkshire, con 24 Bouledogue francesi, 10 Bull Tierrier Miniature, 4 Chihuahua e 3 Chinese Crested Dog, i cani nudi. Una scelta, quella di circondarsi di quadrupedi, che risale al viaggio di nozze, 20 anni fa. Da allora tutte le attenzioni sono andate ai cani, il cui mantenimento risulta piuttosto costoso: ben 30 mila sterline all’anno tra cibo, visite veterinarie ed esigenze varie. Alla coppia, però, non pesa affatto, tanto che se la legge locale non lo impedisse, si occuperebbe anche di un numero maggiore di animali. 

È boom di animali domestici

Stando alle stime del rapporto Assalco-Zoomark 2017, in Italia ci sono 60,4 milioni di animali domestici, quasi uno per ogni abitante della penisola. Poco meno della metà (29,9 milioni) sono pesci, mentre cani e gatti ammontano a 14,5 milioni. Ci sono poi 13 milioni di uccellini e 3,1 milioni di animali di piccole dimensioni come criceti, conigli o tartarughe. Il 90% dei proprietari di animali domestici afferma che la loro presenza permette di vivere meglio, mentre il 42% dice di non poter vivere senza il proprio animale domestico, considerandolo a tutti gli effetti un componente della famiglia. Se in Italia c’è in media un gatto ogni tre famiglie e mezza e un cane ogni 3,7, esistono poi casi estremi, come quelli citati in precedenza.

La tendenza a vivere con animali domestici è comunque diffusa anche in altri paesi europei, tanto che il numero complessivo di animali domestici che vivono in casa con i padroni ammonta a 200 milioni di esemplari. In Inghilterra i più presenti sono i cani (pari a 8,5 milioni), in Germania sono i conigli (5,9 milioni), in Francia invece è record di gatti (12,6 milioni, all’incirca quanto il numero di canarini e uccellini che sono stati adottati in Italia). Va però chiarito che si tratta, nel caso italiano, di stime perché solo per i cani è prevista l’iscrizione obbligatoria all’anagrafe. Da qui la richiesta di molti animalisti di introdurre nella Costituzione italiana il riconoscimento dello status degli animali d’affezione, che è già presente in paesi come Austria, Germania e Svizzera.

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