Ci sono cani che si lasciano scegliere. Lui no. Quando corse incontro a quell’umano sconosciuto sapeva quel che faceva: lo voleva come capobranco. È stato tre anni fa. Andrea aveva letto l’annuncio di un genovese: «Ho una cucciolata di lupi cecoslovacchi, li avevo piazzati tutti ma uno non è stato ritirato. A qualcuno interessa?». Il giorno dopo era a Genova: «Vorrei vederlo». Nemmeno finì la frase che un esserino irresistibile lo travolse con tutta la sua energia, si abbarbicò alle sue gambe, saltò, scodinzolò. Uno spettacolo. «Eccolo, è proprio lui» si sentì dire Andrea dall’uomo che aveva davanti mentre lui aveva già occhi solo per quel cucciolo. Oggi Andrea Scherini ha 25 anni e quel cucciolo — che ovviamente ha adottato e che ha chiamato Nepal — «ha scritto un pezzettino di storia cinofilo-alpinistica», come dice lui. Pochi giorni fa Nepal e Andrea (accompagnati da altri due amici umani) sono arrivati assieme, in cordata, in cima al Breithorn Occidentale, a 4.165 metri di quota sulle alpi Pennine, nel Gruppo del Monte Rosa (territorio della Valle d’Aosta).

Da lì hanno attraversato una cresta sottile e sono passati al vicino Breithorn Centrale, 4.160 metri sul livello del mare. Un’impresa. Con Nepal imbragato da scalatore professionista che guidava l’ascesa, un passo dopo l’altro, con prudenza e voltandosi mille e mille volte a controllare che andasse tutto bene. «È stato bravissimo» esulta Andrea che in questi tre anni è andato con lui a camminare in montagna ogni volta che ha potuto per allenarlo. «Non ha avuto nemmeno un istante di paura, di esitazione. Devo confessare che in due-tre punti mi sono perfino lasciato tirare — dice —. Un compagno di cordata dev’essere qualcuno di cui ti fidi perché gli metti fra le mani la tua vita e lui lo fa con te. Io ho messo la mia vita fra le sue zampe e sapevo fin dall’inizio di essere al sicuro». Gli altri alpinisti incontrati durante la scalata volevano la foto accanto a lui, è diventato la mascotte della giornata, si è guadagnato carezze e complimenti da chiunque lo abbia avvicinato e nella discesa ha deciso di mostrare al mondo la sua felicità: «A 3.900 metri l’ho liberato e ha cominciato a correre, buttarsi giù dalle piste, rotolarsi. Sembrava pazzo di gioia» racconta Andrea. Lui vive con sua madre a Montagna in Valtellina, paesino vicino Sondrio dove Nepal era già una celebrità anche prima della scalata dell’altro giorno.

Ha vinto un concorso internazionale di bellezza, per dire. Ed è al primo posto fra i belli sia in Croazia sia in Italia. Ma quelli non sono che passatempi. La sua vera passione è scalare accanto ad Andrea oppure «studiare» come cane da soccorso per ricerca dispersi. Si addestra da quando aveva pochi mesi, si impegna come farebbe uno studente secchione e a fine anno proverà a guadagnarsi il brevetto da soccorritore. «Non è un cane viziato», giura il suo capobranco umano. «Ha la sua cuccia in giardino; niente letto e niente divano, per intenderci. Ma la sera esce con me e i miei amici». Sempre assieme escluse le ore in cui Andrea lavora, in banca. Si laurea a settembre in ingegneria matematica e per la sua banca si occupa di modelli statistici per la prevenzione dei rischi operativi. Del suo Nepal non finisce mai di ripetere che «è un cane davvero unico, straordinario». Proprio per questo sta pensando di «non lasciare che il suo patrimonio genetico vada perduto» e di trovargli «una “fidanzata” lupa che possa dargli degli eredi». Futuri cuccioli che, chissà, scaleranno come lui le grandi vette e sceglieranno il capobranco, invece che farsi scegliere.

13 agosto 2018 (modifica il 13 agosto 2018 | 21:34)

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