Hinterland – Alla fine il Pubblico Ministero, Gennaro Ottaviano, ha richiesto il rinvio a giudizio a carico dei titolari M.M. e V.M., nonché della dr.ssa D.M., veterinaria mantovana responsabile della struttura “Amico Cane” di Isola della Scala. Una vicenda inquietante che da ormai due anni era oggetto delle indagini da parte del Gruppo Carabinieri Forestale di Verona, che hanno portato al sequestro dell’intero allevamento di cani di razza ubicato in località Doltra. I reati contestati vanno dal maltrattamento alla detenzione in condizioni incompatibili di animali oltre all’indebita percezione di contributi pubblici erogati da Avepa (l’ente di diritto pubblico dotato di autonomia amministrativa chiamato a svolgere le funzioni di organismo pagatore regionale) in ambito agricolo, a carico di uno dei due titolari. Le indagini, avviate nell’autunno 2015 su denuncia presentata dal giornalista Riccardo Mirandola, avevano messo in luce le condizioni di degrado in cui erano detenuti circa trecento cani di razze varie (Border Collie, Collie, Maltesi, Barboncini, Carlini, Chihuahua, Yorkshire, Bassotti, Pinscher, Shih-Tzu, Spitz, Wippet, Jack Russel, etc.) utilizzati al fine di produzione e vendita di cuccioli, nonchè numerosi animali da cortile ricoverati in alcune baracche adiacenti. «Ciò che ho visto, quando insieme ad una volontaria mi ero recato all’interno dell’allevamento con la scusa di adottare un cucciolo, è solo la punta dell’iceberg – ha rivelato Mirandola -. Cani terrorizzati completamente al buio, senz’acqua, cibo e feriti. Molti erano malati. Ho dovuto sporgere denuncia per porre fine alle sofferenze di quei poveri cani». I cani, ricoverati in quattro capannoni privi di agibilità e autorizzazione sanitaria, tre dei quali ristrutturati grazie ai contributi erogati da Avepa (per un totale di circa 180mila euro) erano detenuti in recinti mantenuti sporchi, di ridotte dimensioni o non adeguati rispetto al numero di animali presenti, privi di cucce e di arricchimenti ambientali, di aree di sgambamento esterno, costretti in ambienti privi di ricambio d’aria, senza adeguato rifornimento d’acqua e mangime. Numerosi cani presentavano lesioni e malattie quali dermatiti, otiti, parodontiti, problemi muscolari e artritici, ernie, ulcere, lesioni cutanee, tumori, denutrizione, parassitosi, patologie per le quali non erano state intraprese, nel tempo, le cure necessarie. Il decreto di sequestro preventivo ha consentito di procedere alla vendita giudiziaria di tutti gli animali, per un totale di 278 cani e 35 animali da cortile tra bovini, caprini, pony e avicoli.

Matteo Vincenzi

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