La LAV annuncia ricorso in Appello per far valere le proprie ragioni, in seguito alla condanna per diffamazione inflitta di recente, in primo grado, dal Tribunale di Livorno e di cui sono state depositate in questi giorni le motivazioni della sentenza che coinvolgono l’allora Direttore Responsabile delle testate giornalistiche LAV e da anni a capo dell’Ufficio Stampa dell’Associazione, accusata di aver diffuso, nell’estate del 2012, il nome di uno dei medici veterinari che all’epoca dei fatti erano indicati – in un atto del Tribunale del Riesame di Brescia – quali consulenti di parte dell’allevamento Green Hill.

I vertici di tale allevamento di cani per la sperimentazione, i cui quasi tremila beagle furono affidati in custodia giudiziaria alla LAV e ad un’altra Associazione, sono poi stati condannati in tutti e tre i gradi di giudizio per maltrattamento e uccisione di animali senza necessità, con LAV denunciante, custode giudiziario degli animali e parte civile.

Fiduciosi che la magistratura ribalti la sentenza in Appello, la LAV e l’imputata ricordano che appena pochi mesi fa (ottobre 2017) per lo stesso comunicato stampa, con riferimento ad un altro medico veterinario anch’esso citato quale consulente di Green Hill nel provvedimento del Tribunale del Riesame di Brescia, il Tribunale di Roma ha assolto dall’accusa di diffamazione il Presidente della LAV perché il fatto non sussiste. Dunque, mentre in questo processo la fonte è stata considerata assolutamente attendibile, ciò è stato negato alla condannata dal Tribunale di Livorno.

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