Servono regole più severe per fermare un’abitudine incivile, ma anche molto pericolosa

E pensare che, quando a inizio estate mi è capitata davanti la solita campagna del TG2 contro l’abbandono dei cani e degli animali domestici in generale, mi era sembrata una roba superata: chi, ancora oggi, abbandona il proprio animale? Capisco perfettamente che la convivenza possa diventare impossibile, per diversi motivi. Ma perché abbandonare un essere vivente in mezzo a una strada, assicurandogli una morte violenta o anni di miseria, e ponendo a serio rischio l’incolumità altrui? Non è più semplice lasciarlo in un canile? Non troverò mai risposta a questa domanda, mentre mi tornano in mente gli episodi più truci dei mesi appena passati. Il labrador lasciato in galleria, o il mezzosangue lanciato oltre un cancello e rimasto appeso per il collare.

Pare invece addirittura che questa sia stata per l’Italia l’estate record degli abbandoni, almeno secondo l’associazione Aidaa, che ha raccolto segnalazioni attraverso un numero verde e ricavato dati delle società di gestioni di autostrade e strade statali e provinciali.

Tra il 20 giugno e il 31 agosto sono stati investiti addirittura 2.435 cani, e 435 sono morti. E, ribadisco, questi dati riguardano solo le segnalazioni effettuate e limitatamente ai tratti stradali e autostradali. Pare che la maglia nera vada a Roma, e che invece tra le zone più “virtuose” ci sia Savona, dove l’Enpa controlla le auto con animali a bordo assicurandosi che abbiano il microchip. Tra le regioni, il maggior numero di abbandoni è avvenuto, e tipicamente avviene, in Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia.

Sempre secondo Aidaa, tra l’altro, quest’anno c’è stato anche un boom di abbandoni per gli animali “strani”: conigli, tartarughe e pesciolini. Tendenza questa non solo italiana, ma pure britannica.

L’aumento generale degli abbandoni a livello nazionale – che non è precisamente quantificato dall’associazione – è ancora più incomprensibile visto che si tratta, ormai da anni, di un reato punibile con un anno di carcere o multe salate. Anche in caso di incidente, investire un animale (di qualsiasi tipo) dà al conducente l’obbligo di fermarsi e soccorrerlo, secondo le norme del Codice della strada. Certo, il conducente può sempre contare sul fatto che bisogna dimostrare la sua colpa, e questo non è effettivamente facile.

La mia proposta – quindi – per cercar di far fronte a un problema di sicurezza pubblica, oltre che di etica verso gli animali, è paragonare l’abbandono di un cane in strade o autostrade alla guida in stato di ebrezza. Allo stesso modo infatti entrambi i comportamenti sono un pericolo serio per gli altri automobilisti, e rappresentano un retaggio retrogrado e un baluardo di inciviltà che è davvero l’ora di fermare.

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